22 Dicembre 2024
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DA UNA FANTIC TRIAL A SUPERWHEELSSeconda parte dell’intervista a Daniele Confalone, giornalista-tester, direttore di Fotografare e grande appassionato di due ruote. In questo secondo appuntamento ci parla del suo rapporto con le moto e della sua esperienza di tester?

Quando e come Daniele Confalone incontra la fotografia ed il mensile che attualmente dirige?

?Molti anni fa. Era il 1992, e avevo appena partecipato alle selezioni come giornalista-reporter al Camel Trophy per il mensile Max. Si trattava di attraversare la Guyana sulla Land Rover Discovery dell?equipaggio italiano, e poi raccontare tutto con testi e immagini. Purtroppo arrivai secondo, fui scelto come riserva, non andai mai in Guyana?
Comunque presi la cosa come uno stimolo per intraprendere la professione di giornalista, che in fondo era il mio sogno. Avevo 26 anni e nonostante fotografassi da due o tre anni soltanto, mi proposi come collaboratore della rivista Fotografare. And? bene. Successivamente divenni coordinatore di redazione, e l? lavorai fino al 1998. Poi lasciai Fotografare per un mensile motociclistico, SuperWHEELS. ? durata sino all?inizio del 2003. Un?ulteriore breve parentesi motoristica l?ho avuta come caporedattore di un altro mensile, MotoWorld. Poi, nel 2004, ho accettato la direzione di Fotografare ed eccomi di nuovo qui??


A quale et? ha cominciato ad andare in moto e qual ? stata la sua prima motocicletta?

?Ho cominciato a 13 anni. I miei genitori mi regalarono una Fantic Trial 50 per la licenza media. Dopo un anno, partecipai alle mie prime gare di Campionato Regionale Lazio, categoria Cadetti. Ho iniziato con le ruote artigliate??

Fino a due anni fa circa lavorava al fianco della ?pattuglia acrobatica? di SuperWHEELS, una rivista, per molti versi, unica nel suo genere: di questa esperienza cosa ricorda maggiormente?

?Ricordo il fatto che prima entrare nella redazione di SuperWHEELS avevo s? migliaia di chilometri su due ruote all?attivo, ma non avevo mai messo le ruote su un circuito. Ricordo di aver dovuto imparare tutto molto in fretta. E ricordo un team di giornalisti e collaboratori che erano autentici appassionati, oltre che amici. Insieme abbiamo passato momenti unici, non solo sulle piste ma pure sulle strade di tutto il mondo. Per un certo periodo abbiamo avuto l?impressione di fare la pi? bella rivista motociclistica del momento, poi per? le cose sono cambiate e ci siamo dovuti confrontare con situazioni antipatiche e impreviste, cosa che nessuno di noi avrebbe voluto?.



Quali emozioni si provano nel testare una moto?



?La questione non ? testare una moto, ma testarne ogni volta una diversa. Anche dieci in un giorno, come succedeva durante le sessioni in pista. Per un appassionato (e solo per un appassionato) ? il mestiere pi? bello che ci sia. Impari a capire pregi e difetti di una moto in pochi minuti, passando il resto del tempo a cercarne le qualit? nascoste. Cosa impossibile per un normale motociclista, di uno che le moto le compra? Insomma, in altre parole una specie di privilegio. Per? l?emozione pi? bella viene dopo, quando magari ti scrive un lettore che ha letto una tua prova, ha comprato la moto in questione e ti dice: ?Grazie, l?ho presa ed ? proprio come l?hai descritta tu???.


Ha un aneddoto in particolare da raccontarci legato alla sua attivit? o alla sua esperienza di motociclista?

?Domanda difficile, ce ne sarebbero sin troppi. Racconto il pi? ?scomodo?. Una mi fu affidata la prova della Suzuki TU250X, una naked che va forte? quasi come un maxiscooter. Beh, era lavoro, e decisi che avrei comunque scritto una delle migliori prove della mia vita. Perch? a vergare pezzi emozionanti su una maximoto da centottanta cavalli ci vuole poco, con la TU250X, invece?

?Dato che nel ?pacchetto? della prova era previsto sia il testo sia parte del servizio fotografico (le disgrazie non vengono mai da sole), coinvolsi un mio collega. Riguardo la sua identit?, mi appello al segreto professionale.

?Dato che lavoravamo per una rivista ?esagerata?, pensammo bene di condire il servizio con qualche acrobazia. Incominciammo con un burn-out, e la piccola Suzuki si fece le sue belle sgommate. Poi si pens? a un wheeling, la classica impennata. Il mio collega, eccitato dall?idea, prese la Suzukina e inizi? a darci di frizione.
Il primo tentativo fu timido, al secondo si ribalt?.
Fece scudo col suo corpo, sia per salvare la malcapitata Suzuki che doveva essere ancora fotografata (intera, se possibile), sia per conservare i nostri posti di lavoro. I danni furono pochi, tipo una pedana del passeggero piegata e prontamente ricomposta con la forza della disperazione.
Il vero problema era la targa, che durante il ?back-flip? s?era grattugiata sull?asfalto. Tornammo in redazione e confessammo le nostre malefatte. Il direttore ebbe una reazione molto umana, tutto sommato. E anche i responsabili dell?ufficio stampa Suzuki, informati dell?accaduto al momento di riconsegnare la moto, si comportarono da veri signori. Tuttavia il servizio usc? illustrato con foto ?politicamente corrette?. Di pubblicare il burn-out, che pure era riuscito bene, neanche a parlarne??

Ha mai gareggiato o assistito ad una competizione sportiva? Se s? quali emozioni ha provato?

?Come ho detto all?inizio, nella mia ?lontana giovent?? ci sono state le gare di trial. Intendiamoci: ho nel carnet solo campionati regionali e interregionali, mica il Mondiale. Per? qualche titolo l?ho vinto.
In pista, invece, niente agonismo, se si escludono le mini-gare alle quali partecipavo, come giornalista-tester, durante le prove comparative delle moto sportive. Le emozioni? Quelle dei piloti di professione: porti la moto al limite, senti le perdite di aderenza in accelerazione, gli sbacchettamenti dell?avantreno, provi il brivido delle staccate ai 150 metri in sesta piena.

?Per?, almeno nel mio caso, resti sempre un giornalista: sai che non puoi permetterti di cadere (anche se a volte succede), sai che devi conservare un buon margine di sicurezza e non pensare solo al cronometro, ma soprattutto al pezzo da scrivere entro la scadenza stabilita? Insomma, devi tenere a bada l?istinto animale e comportarti razionalmente, con professionalit?. I piloti ?puri?, invece, sono quelli che vanno oltre. La differenza ? tutta qui, oltre che nei tempi sul giro?
Assistere alle gare? Certo, mi ? capitato. E ho pensato: fortuna che faccio il giornalista. Come alibi non ? male?.

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