LA CAGIVA RAPTOR VISTA DAI RAPTORMANIACI

By in Senza categoria on 9 gennaio 2006
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LA CAGIVA RAPTOR VISTA DAI RAPTORMANIACICorpo Mente Anima, sono questi tre i significati che scaturiscono dal trischele, il simbolo celtico che simboleggia la Cagiva Raptor, la Naked Varesina che nel 2000 si present? alla ribalta della scena motociclistica mondiale come la risposta di Castiglioni alla Ducati Monster.

In effetti le due moto sono molto pi? che simili, dato che annoverano lo stesso designer/creatore, ossia quel Miguel Galluzzi che proprio con la Ducati Monster dette il via al filone delle naked, moto che in pochi anni sono state in grado di monopolizzare il mercato mttendo in crisi altri segmenti.
Quando Galluzzi si ? trasferito alla Cagiva ha proposto la Raptor, come, citiamo le sue stesse parole, “la naturale evoluzione del Monster“. E se questo viene detto dal creatore di entrambi i modelli c’? da credergli.

La Raptor annovera un telaio in tubi d’acciaio sviluppato a traliccio. All’anteriore sfoggia una forcella Marzocchi da 42mm a steli rovesciati e al posteriore un mono Sachs.
Il serbatoio, molto spigoloso, ? l’elemento che i possessori di questa moto prediligono, con le sue linee tese ma allo stesso tempo armoniche che nel 2000, all’epoca della sua uscita, fecero innamorare molti appassionati.

A livello prestazionale la Raptor pu? contare sul famoso propulsore TL della Suzuki, nelle versioni 650 o 1000. Questo noto bicilindrico a iniezione, con 4 valvole per cilindro, precedentemente impiegato su modelli come il Suzuki TLS/R ha vinto molti premi per le sue caratteristiche prestazionali e di affidabilit?. La versione 1000 sviluppa infatti 105cv alla ruota, con notevoli doti in termini di coppia ed erogazione, e il cambio, a 6 rapporti, ? veramente morbido ed efficace. Questo propulsore permette alla Raptor di correre fino a 240kmh, che, all’epoca della sua presentazione, rappresentavano il nuovo indice di riferimento della categoria.
Per la frenata la Raptor si affida a due pinze Brembo oro, a 4 pistoncini, che agiscono su due dischi da 298mm, semiflottanti.

Quando la Raptor venne presentata non manc? di suscitare clamore grazie alle due versioni dotate di semicarenatura, ossia la VRaptor e la Extra Raptor, che accompagnavano nei concessionari la normale versione con faro tondo.

La Extra Raptor in particolare, proposta in serie limitata, grazie allo sfoggio di molte parti in carbonio, unitamente alle forcelle completamente regolabili ed a una ciclistica con quote di avancorsa riviste per un uso pi? sportivo, rappresentava veramente un sogno per chiunque desiderasse una Naked con pregiato design e prestazioni al top della categoria.

Certo ? che quel cupolino, con le corna che lo sovrastavano, non mancarono di far storcere alcuni nasi; c’era chi diceva che la Raptor era la moto di Mazinga, e chi asseriva che precorreva troppo i tempi, certo ? che la sorte di questa splendida naked fu prematuramente segnata dalle note vicende del gruppo Cagiva, che proprio in quel periodo si preparava ad entrare in una forzata amministrazione controllata che di fatto blocc? sul nascere le vendite di questo suo nuovo modello di punta. Anche la Suzuki contribu? a minare il diffondersi della Raptor limitando al minimo le forniture dei motori TL.

Quello che accade fu che pochi coraggiosi osarono comprare questa moto, e furono quelli che la adoravano cos? tanto da non tirarsi indietro di fronte alle difficolt? e ai problemi che la casa madre stava affrontando. Adesso questo gruppo di persone ha la certezza che il loro acquisto colmo di rischi e in completa controtendenza non fu sbagliato, poich? la Raptor ha donato loro delle grandi soddisfazioni.

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