Nata probabilmente per soddisfare un certo tipo di mercato (USA e nuovi ricchi dei paesi emergenti, Cina, India, Russia…) la Diavel promette il rigore ciclistico dei modelli Ducati, il fascino del marchio storico Borgo Panigale e cavalli a volontà con un motore che rappresenta lo stato dell'arte in tema di bicilindrici sportivi.

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Borgo Panigale (BO) 10 novembre 2008 – La Ducati Streetfighter è la moto più bella del Salone di Milano 2008. Lo hanno decretato oltre 20.000 appassionati che hanno partecipato al concorso indetto dalla rivista italiana “Motociclismo” che, come ogni anno, ha effettuato un sondaggio tra i visitatori attraverso una scheda da compilare. La nuova supernaked di Borgo Panigale si è aggiudicata oltre il 25% dei voti seguita dalla Aprilia RSV4 Factory e dalla MV Agusta Brutale 1078RR. La premiazione si è svolta a conclusione del salone, dal palco ufficiale di Motolive (l’area dedicata agli eventi esterni di EICMA 2008) alla presenza del Dott. Costantino Ruggero, Direttore Generale EICMA, ultimo atto di una intensa settimana di esposizione ed eventi che hanno visto circa 500.000 visitatori affollare i padiglioni della Fiera di Milano-Rho. Un premio che ribadisce la grande attenzione del pubblico verso questo nuovo gioiello “made in Borgo Panigale”, ulteriore conferma di quante energie e risorse Ducati stia dedicando al costante sviluppo di nuovi prodotti. Indiscussa regina della kermesse milanese è stata quindi decretata la nuova Ducati Streetfighter. Spogliata fino all’essenziale, la Streetfighter rappresenta un’eccezionale combinazione tra la più evoluta tecnologia racing e la massima espressione di stile e design: un risultato strabiliante che proietta questa perfetta esecuzione Ducati del concetto “naked” al vertice della categoria fighter.

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Via le carene, su un manubrio alto rubato ad una vecchia enduro, sella rigorosamente monoposto ed un tubo di metallo che spara dritto al cielo il suo urlo lacerante. Una ricetta semplice ma efficace per creare dalle ceneri di qualche sportiva fuori moda una splendida e spietata bruciasemafori. Streetfighter, il loro nome di battaglia. Moto personalizzate in maniera estrema seguendo i canoni di una moda che si diffonde agli inizi degli anni Novanta al confine tra Germania ed Olanda.   Le streetfighter nascono il più delle volte dalle officine dei motorottamatori. Sono blasonate sportive incappate in qualche brutto scivolone che ne ha deturpato l'estetica e non solo. Vengono acquistate per pochi spiccioli dal motard di turno, sempre in bolletta ma con tanta voglia di fare, e riportate alla luce in qualche mese di lavoro nel garage sotto casa con l'aiuto di un flessibile, uno spray degno di un graffito e qualche nozione di meccanica rubata qua e la. Il risultato? Sorprendente! Le streetfighter sono vere guerriere della strada. Leggere e minimaliste, possono contare su motori potenti che le lanciano in pochi metri ben oltre i limiti previsti dal codice della strada a patto però di riuscire, ad ogni colpo di gas, a tenere il pneumatico anteriore ancorato all'asfalto.   Il fenomeno streetfighter ha precedenti illustri. Dagli scenari postatomici della celebre serie cinematografica di Mad Max dove improbabili ratbike davano vita ad avvincenti inseguimenti tra i deserti delle terre di nessuno, alle sensuali strisce di Andy Sparrow, illustratore nord eurpeo autore nel 1983 di ?Bloodrunners? una raccolta di tavole che hanno ispirato la maggior parte dei preparatori d'oltremanica.   Ma l'idea di fondo nella preparazione di una bruciasemafori può davvero provenire da qualsiasi contesto o suggestione. Ce lo conferma la NTV John Deere di Donato Cannatello, un'aggressiva fusione, come dice lo stesso Donato, tra ?moto giapponese, trattore americano e manodopera napoletana!? Donato, in arte Given, è un giovane designer con le idee molto chiare. Per la sua creazione si è ispirato, dice, alle colline senesi, al lento procedere dei trattori che lavorano i campi. A vederla bene la sua John Deere, premiata da una rivista del settore al Bike Expò di Padova del gennaio 2002, sembra piuttosto un trattore impazzito pronto a fulminare chiunque sul quarto di miglio! Quattro mesi di lavoro intenso nella sua officina (la sua stanza da letto!) forte di un progetto definito nei dettagli già prima di iniziare a darci dentro col flessibile. Per Given la personalizzazione di una moto rientra in un concetto molto più ampio che deve potersi applicare a qualsiasi attività. Personalizzare, trasformare sono modi di affermare il nostro stile, di rendere unici oggetti, azioni e pensieri che ci appartengono. La sua streetfighter prova a rappresentare al meglio questo suo pensiero quando è in giro per le strade della sua città così come sulle dune del Sahara dove lo ha condotto di recente il suo ?trattore a due ruote?.   Given non è l'unico biker a pensarla così. Sono piuttosto numerose, infatti, le manifestazioni internazionali sorte in questi ultimi anni come momento di incontro dei possessori di streetfighter. Nella tranquilla comunità contadina di Schuttörf al confine tra Germania ed Olanda con l'edizione di maggio 2004 siamo al settimo anno consecutivo del Biker Feuerwehr Treffen, 4 giorni folli dove, in sella a fantastiche special, i motard si divertono tra fiumi di birra a far esplodere i pneumatci posteriori in lunghissimi burn out (sgommate a gas splancato e moto piantata a terra con l'aiuto del solo freno anteriore). A Leiden, in Olanda, lo Streetfighter Show ha luogo ogni anno puntualmente dal giungo del '99 presso il Grenoordhallen, il palazzo dello sport, per dare vita ad un concorso tra preparatori. In Italia, risale addirittura al 1995 la prima edizione del Bike Expò che nello scorso gennaio ha potuto contare su ben 80.000 visitatori. Ed infine il primo campionato di Drag e Streetfighter Stunt, che si tiene dal 1998 tutti gli anni ad aprile nella Repubblica Ceca presso l'aeroporto militare di Ceske Budjovice.   Negli ultimi anni le stesse case produttrici hanno strizzato l'occhio allo street-fighting mettendo in commercio veicoli quanto più somiglianti ad una special home made che potessero esibire però un'affidabilità esemplare, vero tallone d'Achille delle streetfighter ?fatte in casa? come ci conferma lo stesso Donato. Questa strategia commerciale si è trasformata spesso in un successo di vendite enorme per alcuni modelli come la Triumph Speedtriple e la Ducati Monster, divenuti veri e propri oggetti di culto, ma non ha soddisfatto lo streetfighter puro , quello con le mani sporche di grasso ed in cerca di un veicolo tagliato su misura per le proprie esigenze. Una streetfighter deve essere un esemplare unico, frammentato, postmoderno, come gli uomini e le donne raccontate dalla penna della ricercatrice americana Donna Haraway in Manifesto Cyborg (ed. Feltrinelli, collana InterZone), come il drum&bass e la giungle metropolitana. Una cospirazione sotterranea, un virus del sistema, un boato nella zona rossa della scala del contagiri che rompe il rumore di fondo della city.

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