CONTRO LA STABILITA’ DEL SISTEMA DELLE ”4 RUOTE”

By in 2004, Archivio, Kultura, Magazine on 18 luglio 2004
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CONTRO LA STABILITA' DEL SISTEMA DELLE ''4 RUOTE''Remake dell’omonimo film diretto nel 1975 da Norman Jewison, il Rollerball del 2002, con Jean Reno nella parte del ”cattivo”, mantiene, secondo alcuni, solo la trama del film originario ma perde la carica di metafora fantapolitica che ha reso il primo un capolavoro.

McTiernan, regista dei pi? fortunati ”Predator”, ”Last Action Hero” e ”Trappola di cristallo” e riconosciuto specialista dell’action-movie, decide di cimentarsi in quella che molti hanno ritenuto un’ardua impresa (e non a torto viste le critiche negative ottenute da questo remake) connotando il suo film di momenti spettacolari, violenti, di agitazione e adrenalina.

L’effetto non ? dei migliori, l’azione cattura l’attenzione del pubblico ma la storia del giovane eroe contro tutti non regge perch? claustrofobica, chiusa com’? nel rapporto sentimentale con la compagna di squadra e in quello con l’amico, altro compagno di squadra.

Ma riprendiamo le fila della storia.
In un futuro prossimo (a differenza del primo film ambientato nel 2018), il giovane Jonathan Cross (Chris Klein) ? un abile corridore di corse clandestine finch? il suo amico Marcus Ridley ( interpretato dal rapper LL Cool J) lo convince ad entrare nella squadra di Rollerball di cui egli fa parte.
Il Rollerball ? lo sport del momento, si diffonde rapidamente nel mondo, le sue partite veloci ed estreme vedono i giocatori affrontarsi in una moderna arena a bordo di rombanti motociclette o scorazzando sui pattini per prendere possesso della grossa sfera d’acciaio con cui fare ”goal” nella porta avversaria.

Jonathan diventa ben presto il campione pi? acclamato ed ottiene tutto quello che si potrebbe desiderare: fama, soldi, macchine, una relazione con la bella centaura Aurora (interpretata dalla bellissima Rebecca Romijn-Stamos, gi? in ‘Femme fatale” e nel recentissimo ”The Punisher”), e il suo caro amico Marcus.

Lo scenario delle vicende ? l’Asia Centrale. Jonathan ? l? con la sua squadra per affrontare una serie di incontri. Sono in Kazakistan quando lo spietato magnate Petrovich (Jean Reno), ex agente del Kgb, decide che per aumentare gli ascolti, e ovviamente i guadagni che gli pervengono dalle scommesse, la soluzione ? aumentare la tensione della partita e la violenza, come testimoniano le impennate degli ascolti ad ogni incidente grave che occorre ai giocatori durante le gare.
A scapito della stessa vita dei suoi giocatori, Petrovich decide quindi che in un’ultima partita (l’ultima per Jonathan) non ci saranno falli da segnalare perch? ogni regola sar? cancellata, tutto sar? ammesso.
Scoperti i suoi intenti, Jonathan tenta prima di salvare Aurora e se stesso (scappando con Marcus) poi accetta la ”sfida”, accetta a costo della propria vita di affermare se stesso e la sua libert? come simbolo della libert? e dell’individualit? di ogni persona.

Arriva il giorno della partita, Petrovich attua il suo piano, corrompe anche i giocatori della squadra avversaria perch? uccidano Jonathan, in nome dell’audience e perch? il ragazzo ? ormai un ostacolo.
Jonathan, il campione, vince la sua personale partita contro Petrovich, incoraggiato e acclamato dal pubblico che si allea con lui nella ribellione al potere e soprattutto al sistema che Petrovich rappresenta arriva ad uccidere il suo avversario. Ma ? tutto finito? Il successore di Petrovich sapr? far meglio? Perch? c’? sempre un seguito.

Seppure la critica non ha gradito molto questo remake, restano notabili, e non potrebbe essere altrimenti visto il regista (nonch? i mezzi attuali rispetto a quelli del 1975), le scene spettacolari che caratterizzano le partite.
L’arena vede i giocatori mostrare le loro abilit? motorie ed equilibristiche. Sia sui pattini che a bordo delle loro moto tutti sfruttano le pareti concave dell’arena per librarsi sulle teste dei compagni di squadra e degli avversari, saltare da un lato all’altro della pista, roteare e correre per afferrare la sfera. Estremamente caratteristici gli abiti di scena, a met? tra armature e maschere, che ben si prestano a completare la caratterizzazione dei personaggi (affatto sottile il contrasto tra la faccia pulita di Jonathan e Marcus e quella degli avversari durante la partita finale).

Ovviamente non potevano essere di meno le moto: alcune prettamente avveniristiche, carenate, sfilanti ed avvolgenti, dorate o rosse (come quella di Aurora), al posto dei classici pneumatici hanno dischi di alluminio e con la sagoma richiamano la velocit? e la leggerezza; altre nude, pi? vicine alle custom americane alcune, a moto da cross altre, (proprio come la moto di Marcus) pur prestandosi a notevoli acrobazie richiamano la durezza e l’aggressivit?.

La presenza di elementi contrapposti sia nella caratterizzazione dei personaggi che in quella delle moto (non ultima l’opposizione moto/pattini) sembra voler richiamare e rappresentare tutti gli aspetti e i valori che metaforicamente la storia offre: la libert? vs il potere; il sistema vs l’individualit?; l’aggressivit? vs l’amicizia e l’amore.

Quindi, non ? scontato supporre che nel film scegliere la ”moto” come mezzo non sia solo una scelta dettata da esigenze di copione (seppure ? ovviamente un mezzo che ben si presta alle corse per agilit? e struttura), ma ancora una volta una sottile metafora.

Non ? forse vero infatti che ogni centauro, ogni vero centauro vuole affermare se stesso e la propria libert? con le sue corse in moto? Contro la stabilit? del sistema delle 4 ruote?

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